martedì 5 gennaio 2016

George R. R. Martin è uno stronzo?


È ufficiale: il nuovo libro delle Cronache del Ghiaccio e del fuoco, The Winds of Winter, uscirà dopo la messa in onda della sesta stagione di Game of Thrones, segnando così il sorpasso della serie televisiva sul corrispettivo cartaceo.

L’autore, l’ormai arcinoto George R. R. Martin, per la prima volta si è scusato pubblicamente, nonostante in passato abbia perlopiù ignorato (o a volte irriso) i fan che chiedevano a gran voce un nuovo episodio della saga. Martin ha inoltre “precisato” le ragioni di tale ritardo, attribuendole a una sorta di incapacità congenita nel rispettare i tempi di consegna e una più generale necessità di tempi dilatati per il buon esito del nuovo romanzo.

A questo proposito, nel 2009 lo scrittore inglese Neil Gaiman aveva difeso la lentezza di Martin in nome di una più generale libertà artistica. "Martin non è la vostra puttana", era la risposta data a un lettore che gli comunicava il senso di sconforto e abbandono di fronte ai tempi letteralmente biblici del "papà" di Jon Snow e Tyrion Lannister. "Non sta lavorando per voi", aggiungeva Gaiman, "e non c'è nessun contratto che obblighi Martin a lavorare ininterrottamente per offrirvi nuovi libri della serie".

La questione si è tuttavia rivelata più complessa di così. La lentezza di Martin - per certi versi persino comprensibile, data la lunghezza dei libri e le probabili difficoltà nel gestire gli intricatissimi intrecci - si è sovrapposta a una scelta ben precisa, cioè quella di produrre e partecipare attivamente allo sviluppo di una serie televisiva. Una scelta in sé tutt'altro che sbagliata, considerati gli ottimi risultati che essa ha prodotto, sia in termini di qualità sia di successo ottenuto. Non ci lamentiamo di Game of Thrones, anzi, molti appassionati della prima ora attendevano da anni una trasposizione televisiva delle storie di Westeros. Il problema è sorto piuttosto quando la serie televisiva ha preso il sopravvento sull'opera originale, spesso anticipando colpi di scena o misteri non ancora svelati nei libri. In questo modo la sorpresa, uno degli elementi topici della saga, avrà probabilmente molta meno presa nelle pubblicazioni future.

Il peccato di Martin non è la lentezza, e nemmeno l'aver voluto aumentare la fama e la portata delle proprie opere in modo da trarne benefici di varia natura (economici o meno). La vera colpa di Martin consiste invece nell'abiura consapevole del proprio mestiere - quello di scrittore. Privilegiare un altro mezzo accantonandone un altro significa semplicemente darsi delle priorità. Da questo punto di vista, per il nostro autore la scrittura non è più una priorità. Con tutto quel che ne consegue: il prodotto televisivo sorpasserà nei tempi, nella trama e (forse) nella qualità quello cartaceo, lasciando così noi lettori col riflesso (la copia?) di quello che è già passato sul piccolo schermo.

Insomma, sebbene continueremo a seguire le storie dei Sette Regni in televisione, sicuramente leggeremo i libri con meno interesse e senza un briciolo di passione. Un piacere in meno e una passione che cede il passo a esigenze commerciali e ai capricci di uomo che smette di fare il suo mestiere.

E questa, caro Martin, è tutta colpa tua.

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