lunedì 7 marzo 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot - La recensione

"Crederete che un uomo possa volare."

Con questo slogan del film Superman (1978) iniziò l'epoca dei cinefumetti "fatti come si deve". Seguì un periodo nero a causa degli orrendi film di Batman e il genere dei film di supereroi si spense. La moda riprese negli anni 2000 con gli X-Men di Singer e l'Uomo Ragno di Raimi, passando per il Batman di Nolan e arrivando ai frizzanti cinepopcorn della Marvel.
Tempi diversi, film diversi, ma una costante: il filone supereroistico che non viene considerato (da molti) un genere cinematografico serio.
"Ti consiglio Il cavaliere oscuro, non sembra nemmeno un film di supereroi." Quante volte abbiamo sentito questa frase?
Io invece sono fiero di guardare un  film di supereroi. E' un genere come un altro, che può comprendere film orrendi come capolavori.

Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti è un film di supereroi, punto. Ed è bello. Quindi chi lo scarterà a priori solo per questo, bè, non farà una scelta saggia,

Segue un elenco di pro e contro di questo film, assolutamente SENZA SPOILER.

 
PRO
  • Ottimi attori. Se Claudio Santamaria è ormai noto per la sua bravura, sorprendono le interpretazioni di Ilenia Pastorelli e Luca Marinelli. Entrambi hanno ruoli non convenzionali e parecchio sopra le righe, ma riescono a stupire e a risultare credibili. Nutrivo parecchi dubbi sulla Pastorelli, che in curriculum ha solo il Grande Fratello: per fortuna mi sono dovuto ricredere. Bravi anche gli attori di contorno, in particolare un Salvatore Esposito più taciturno del solito ma non per questo meno terrificante.
  • Personaggi riusciti. Santamaria è il protagonista, Enzo, un piccolo criminale misantropo, trasandato e con qualche chilo di troppo, che dopo aver acquistato capacità sovrumane ha l'occasione di redimersi: impossibile non provare simpatia e tenerezza per questo orso. La Pastorelli è Alessia, una ragazza disturbata che non riesce a distinguere la realtà dalla finzione dei suoi cartoni animati. Marinelli è Luigi detto "lo Zingaro", nemesi del protagonista e suo opposto: se Enzo vuole solo essere lasciato in pace ("Leave Hulk alone!") nel suo squallido e solitario appartamento, lo Zingaro cerca di scalare la gerarchia della criminalità di Roma e di farsi un nome. Senza nulla togliere agli altri personaggi, questo villain ruba la scena: è un concentrato di nevrosi, perversione e ultraviolenza, condito con una buona dose di trash (la mania della visibilità sui social network, la passione per le canzoni italiane anni '80, persino la partecipazione a Buona Domenica). In un panorama di film supereroistici in cui i nemici di certo non brillano, lo Zingaro è una sorpresa (ne parliamo anche in quest'altro post).

  • Una trama semplice, ma che sa sorprendere ed appassionare grazie ad un'ottima sceneggiatura. Cercate un film supereroistico? Eccovelo. Cercate un film non-supereroistico? Eccovi pure quello. Chi cerca la versione italiana dei cinefumetti americani in voga adesso sarà soddisfatto, ma lo sarà anche chi non ama i supereroi: è un film profondo ed intelligente, può piacere a tutti.
  • L'obiettiva cura e qualità tecnica. A fronte di un budget ridotto, il film è visivamente impeccabile in ogni suo momento, con una regia frizzante, un bellissima fotografia e musiche sempre sul pezzo.
  • La violenza c'è, ma non è gratuita. In America questo film sarebbe Rated R, vietato ai minori. In Italia no, ma il sangue a fiumi e le scene di violenza psicologica sono funzionali alla rappresentazione di un certo tipo di ambiente. Ci troviamo di fronte ai toni da Gomorra di Stefano Sollima conditi con l'elemento grottesco di una Gotham City tutta italiana.
  • Finalmente il coraggio di sperimentare un genere nuovo in Italia. Il ragazzo invisibile non aveva funzionato, questo film invece funziona alla grande. Quando si comincerà a fare la fantascienza, l'avventura e il fantasy anche in Italia? Perché accontentarsi sempre delle solite commedie e dei soliti drammi? L'aveva capito anche Sergio Leone: il Belpaese può sfornare ogni genere di film. "Cosa devo dirle, signora: suo figlio ha del potenziale, ma non si applica".


CONTRO


  • Si accenna vagamente ad una legittimazione di antagonismo e piccola criminalità: o almeno, così mi è sembrato. La cosa mi ha infastidito.
  • In alcuni (pochi) momenti il film rallenta un po' troppo il ritmo.
  • Avrei evitato una particolare location: lo Stadio Olimpico. Capisco la passione dei romani per la loro squadra, ma inserire il calcio nel film sembra una captatio benevolentiae dello spettatore italiano medio.


Giudizio complessivo? Ampiamente positivo.
Il regista Mainetti ci regala una pellicola coraggiosa che affronta a testa alta le titaniche prodruzioni statunitensi di genere supereroistico.
Si ride, si piange e si sfondano i muri a pugni: è così che un film di supereroi deve essere.

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