venerdì 12 aprile 2019

Hellboy di Neil Marshall - Recensione senza spoiler



Doverosa premessa: mi avvicino pericolosamente ai 30 anni e mi sono da tempo autodiagnosticato la sindrome del Nazinerd, ovvero sono uno di quei tizi panciuti e barbuti che hanno letto un sacco di fumetti e rompono i coglioni a chiunque cerchi di alterare in un qualche modo la loro consolidata visione di questo o quell'argomento.



Capite dunque che, per un fetente come me, ci sono sempre pretese smodate per i cinefumetti ed è facilissimo che il film si riveli una delusione.
Le cose rischiano di precipitare ulteriormente se considerate che #Hellboy è il mio fumetto preferito di sempre (avevate notato che l'ho scelto come immagine di profilo per la pagina, no?), quindi diciamo che il nuovo progetto cinematografico mi ha messo una leggerissima tensione addosso.
Però è dall'inzio della campagna marketing che ho vibrazioni positive. Nessuna interferenza nella Forza. Le immagini che vedevo erano belle. Sapevo che Mike Mignola, autore del fumetto, aveva collaborato al film e che ne era entusiasta.
Tutto ciò mi rassicurava.

E le aspettative sono state soddisfatte.
Pienamente.

Hellboy non è la solita storia di origini: per evitare l'abituale formula della nascita dell'eroe, l'arrivo del protagonista sulla Terra viene mostrato solo tramite bellissmi flashback, insaporiti dai cameo dei personaggi del Mignolaverse. Lo stesso vale per comprimari e villain.
Il film racconta l'ultima parte della testata di Hellboy, i capitoli finali: "La caccia selvaggia" e "La tempesta e la furia" (e una capatina in Messico...).
La storia viene rispettata piuttosto fedelmente, a parte il finale (eh, per forza), l'inserimento del personaggio di Ben Daimio (perché il regista ha il feticcio dei mutaforma) e un grosso cambiamento legato a Trevor Bruttenholm (comunque funzionale al film).

L'attore David Harbour dà vita ad un Hellboy veterano ed esperto, ma che al contempo è poco più che un adolescente insicuro. Va dall'analista, fa battute fuori luogo, fa grossi sbagli: impossibile non empatizzare con lui.
Anche gli altri personaggi sono sostanzialmente ben caratterizzati: si va dal maiale affetto da sindrome di Tourette alla ragazza mulatta dei block londinesi, dal cinico mangiauomini al saggio professore che sputtana qualunque tentativo di iniziare un melenso discorso padre-figlio.
Lobster Johnson è da 10/10 (non rivelo altro), Merlino ottimo nella sua versione druidica che ricorda tanto i pitti di Centurion (film dello stesso regista), la Baba Yaga è semplicemente disturbante.
La villain Nimue non mi ha colpito più di tanto, ma Milla Jovovich (che ha 43 anni ma ne dimostra tipo dieci in meno ed è bella in modo imbarazzante) riesce comunque a dare un minimo di spessore ad un personaggio che, diciamocelo, era piuttosto piatto anche nel fumetto.

C'è poco da disquisire sulla resa grafica, sul trucco, sul design delle decine (DECINE) di creature che vedrete, sulle ambientazioni: tutto perfetto.
E' il circo dei mostri, un Pandæmonium, il trionfo del Mignola delle origini.
Hellboy è peloso, ha le maniglie dell'amore, è pieno di cicatrici: scordatevi la plastica lucida che ricopriva il buon Ron Perlman nei vecchi film, questo satanasso è davvero realistico. Ha pure le zampacce da capra.

La notevola colonna sonora rockeggiante accompagna scene di lotta chiare e spassose e il sangue scorre a fiumi. Insieme alle mutilazioni. E agli smembramenti. E alle cervella che schizzano sulla videocamera.

Perché sì, Hellboy del 2019 è un fottutissimo film splatter.

Oltre ad essere un amante dei fumetti sono anche un discreto cinefilo (non nel senso di "esperto", ma nel senso di "amante" del cinema).
Fin dai tempi del liceo sono un appasionato di pulp e splatter e mi sono piaciuti più o meno tutti i film di Neil Marshall, regista del reboot del diavolaccio di Mignola, maestro di questi generi.
Il nuovo film di Hellboy assomiglia molto alle altre pellicole del regista (che hanno una serie di elementi ricorrenti), ma è un lavoro più grosso e fatto meglio: è un raffinato B-movie ad alto budget (definizione talmente ossimorica da farmi venire la cefalea).

Questa è la forza del film, ma anche, forse, la causa della sua futura rovina.

Hellboy non è roba per tutti.
Non è un film dei Marvel Studios, che sanno sempre accontentare chiunque.
Questo film non assomiglia ad Iron Man, piuttosto è Planet Terror di Robert Rodriguez.

Ma quello che, secondo me, tanti recensori non stanno capendo è che qualcosa di volutamente "gore" non è per forza qualcosa di bassa qualità.
La qualità in questo film c'è tutta: sceneggiatura a tratti sciocchina ma sempre frizzante (ironia che alleggerisce, ma non strozza), attori bravi, inquadrature di pregio, dettagli piccoli ma comunque graditi (anche solo la ripresa del volo di un insetto, ad esempio), ritmo incalzante (due ore che volano).

Ragazzi, per me un film di Hellboy non si può fare tanto meglio di così.
Non portateci i bambini, ecco.
E rimanete durante e dopo i titoli di coda, stolti.

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