Tellin' too many lies
I'm gonna have to build them
A city in the sky
Where I can fly away, yeah
Staple Singers, 1974
Chissà se la città nel cielo di cui parlano gli Staple Singers, grande gruppo soul e R&B degli anni '70, è la stessa che recentemente è apparsa negli inquinatissimi cieli della Cina, scatenando un polverone di notizie contraddittorie e seminando caos e polemiche nelle pagine di giornali, TV e social network.
Chissà se la città nel cielo di cui parlano gli Staple Singers, grande gruppo soul e R&B degli anni '70, è la stessa che recentemente è apparsa negli inquinatissimi cieli della Cina, scatenando un polverone di notizie contraddittorie e seminando caos e polemiche nelle pagine di giornali, TV e social network.
In pochi giorni abbiamo visto intrecciarsi le rimostranze dei paladini ambientalisti (che nel gigante orientale, coi suoi 1400 mg di polveri sottili al metro cubo, hanno il loro più ostinato e refrattario nemico), le strampalate teorie dei sostenitori del complotto alieno-massonico-templare-atlantideo, e la reazione della stragrande maggioranza del popolo di Internet, equamente divisa tra curiosità, incredulità e indifferenza.
Lo spettacolo è effettivamente impressionante: tra le nubi plumbee e cariche di smog dei cieli di Foshan, nel distretto di Guangdong, si vede distintamente torreggiare una città mastodontica, tenebrosa, resa ancora più inquietante dallo svettare delle cime di grattacieli dal profilo affilato come un rasoio.
Tuttavia, la metropoli illusoria creata dal calore e dalle particelle a pm 2,5 del continente Asiatico non è affatto il primo esempio di città volante -ossimoro che sfida ogni logica e la razionalità, ma al contempo stimola la fantasia e l'immaginazione dell'uomo da secoli, come vedremo - nella storia che la letteratura, l'arte e la cultura ci narrano da tempi immemori.
Ma vediamo qualche esempio, partendo da tanto tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana... ah no, questo è un altro discorso.
1. NUBICUCULIA, LA CITTA' DEGLI UCCELLI
(Aristofane, Gli uccelli. Grecia, 414 a.C.)
Quasi 2500 anni fa, un brillante commediografo greco - forse il più grande che l'Ellade abbia mai partorito, genio anticonformista e progressista - immaginava in una delle sue opere una città tra le nuvole (letteralmente: Cuculo delle Nubi), luogo utopistico dove uomini e uccelli potessero vivere in armonia. Questo paradiso fluttuante, fondato grazie al sogno condiviso di di due Ateniesi, Pisitero ed Evelpide, e di uno strano pennuto, l'Upupa, non è però immune al tocco corrosivo del potere: in breve tempo i volatili, resisi conto di poter intercettare grazie alla posizione privilegiata le offerte che dalla terra gli uomini dedicano agli Dei, riducono questi ultimi alla fame, usurpandone il ruolo e contemporaneamente asservendo gli umani. Una innovativa e amara commedia, che unisce molti temi cari alla letteratura: la brama di dominio che ogni creatura corrompe, uomini, dei e bestie; il sogno di evasione, la fuga in un luogo di pace e bellezza su cui chiunque ha fantasticato almeno una volta; e, infine, le utopie e la tragica degenerazione alla quale tutte, terrestri o celesti, sono prima o poi destinate.
2. GERUSALEMME CELESTE, LA CITTA' DELL'APOCALISSE
(Nuovo Testamento, Apocalisse di Giovanni 21,2-22,15)
La visione della Gerusalemme Celeste, Gustavo Dorè |
Una voce poderosa e stentorea eccheggia tra le alte mura, annunciando la venuta di un Nuovo Regno, dal quale sono bandite la sofferenza e la morte, e dove gli Eletti dal Signore potranno vivere eternamente al suo cospetto.
Qui, per la prima ed ultima volta, è Dio stesso, assiso sul suo trono dorato, a parlare, senza intermediazione di Angeli o Profeti: e lo fa con una frase di strabiliante potenza, sovrumana nella sua semplicità: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose".
Brividi lungo la schiena, anche se chi vi scrive non è credente.
Con questa immagine di gloria e ritrovata serenità si chiude il libro fondamentale della religione cristiana; un messaggio di speranza e una città di luce, ma soltanto per chi, in quest'umanità sofferente, avrà saputo meritare la Grazia.
3. COLUMBIA, LA CITTA' DEL PROFETA
(Bioshock Infinite, Irrational Games, Marzo 2015)
Sulla tematica del medium videoludico come espressione artistica, del labile confine tra l'arte e il puro intrattenimento sono già stati versati fiumi di inchiostro (o, per restare in tema, di pixel), e non ho nè l'intenzione nè le qualifiche per trattare l'argomento in maniera più approfondita di quanto faccia questo splendido articolo, che mi permetto di consigliarvi: lo trovate qui.
Tuttavia, se anche ci si rifiuti di ascrivere il videogioco Bioshock Infinite e la sua città tra le nuvole allo stato dell'arte (o sia troppo presto per farlo), certo è che a questa in tutte le sue forme gli sviluppatori si sono ispirati nel creare l'universo del gioco. Le citazioni, gli omaggi, i riferimenti più o meno sottili alla grande letteratura, alla musica, alla religione, alla storia, si succedono l'uno all'altro vorticosamente, contribuendo a forgiare un'architettura visionaria e di stupefacente bellezza.
Columbia, vera protagonista del gioco, è un eden celeste bagnato di eterna luce dorata, immersa in un cielo cristallino, sorretta da potenti motori quantistici e guardata a vista dall'immane statua di un Angelo, che protegge le sue strade ricche di candidi edifici e giardini lussureggianti. Serena e opulenta, Columbia rappresenta il vero Sogno Americano, l'utopia realizzatasi: ma questa facciata di perfezione è destinata ben presto a svanire, lacerata com'è dalle sue devastanti contraddizioni. Infatti, per mantenere questa illusione di perfezione la città si nutre delle carcasse di innumerevoli lavoratori che nei livelli più bassi vengono schiavizzati, sottopagati, maltrattati - spesso si tratta di afroamericani o cinesi, etnie che non sono ammesse nelle immacolate e ipocrite vie dei piani più alti.
E non è tutto: oltre alla discriminazione razziale, Bioshock introduce anche la tematica del fanatismo religioso, con la carismatica figura di Zachary Hale Comstock, l'enigmatico Profeta che, dopo aver inventato il proprio personale culto (una distorta visione del Cattolicesimo), governa con pugno di ferro la città, senza tollerare trasgressioni e portando avanti una feroce Inquisizione nei confronti di qualunque oppositore, anarchico, eretico; insomma, chiunque devii per un istante dalle rigide regole della città -anche soltanto per innamorarsi di qualcuno che ha la pelle di un colore diverso dal suo.
Senza voler raccontare altro, un' ultima parola per la scena finale, in cui la Città Volante, trasformatasi in una vera e propria antitesi della Gerusalemme Celeste, si staglia come un Leviatano nella notte e riversa un mare infiammato di bombe e fuoco liquido sulla terra sottostante, giudicando e distruggendo i colpevoli e gli innocenti insieme. Immagine questa tra le più potenti e memorabili che abbia mai visto davanti ad uno schermo, non indegna di una tela d'autore o di un film (non azzardo paragoni improbabili, ma a me ha ricordato molto le apocalittiche visioni di William Blake).
Con questa utopia in fiamme vi ringrazio per avermi accompagnato fin qui in questo viaggio. La prossima settimana tornerò ad esplorare i misteri e le meraviglie delle città tra le nuvole e spero di trovarvi ancora con me.
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