sabato 5 dicembre 2015

Giuda ballerino! - Streghe cannibali

Comincia con questo primo post una rubrica, a cadenza assolutamente irregolare e anarchica, incentrata sull'orrore, nelle sue forme e manifestazioni più o meno celebri. Ad ogni episodio, cercheremo di spiegare come nascono e si sviluppano "culturalmente" le nostre paure più angoscianti. E magari, chissà, saremo anche in grado di svelare qualche mistero... A questo proposito, se avete segnalazioni da fare, storie paurose da raccontarci o semplici curiosità da soddisfare, non esitate a contattarci e a proporci qualche tema: siamo pronti per voi a indagare l'incubo. 


I FATTI - Orride vecchine

Ottobre 1994: vengono ritrovati nel bosco di Burkittsville (Maryland, USA) alcuni nastri e pellicole appartenenti a un gruppo di studenti universitari, recentemente dati per dispersi. Nel video, i tre ragazzi in cerca di indizi riguardanti la presunta presenza nella foresta di una strega del XVIII secolo, vengono ripetutamente attacati da un'entità misteriosa e condotti infine in una capanna situtata fuori dai sentieri. Le riprese terminano, tra le urla dei protagonisti, con le immagini inquietanti delle tracce di una carneficina passata: sangue e impronte di piccole mani (bambini?) su tutte le pareti. Gli studenti scomparsi non sono mai stati ritrovati.

Novembre 2015: viene arrestata a San Pietroburgo (Russia) la pensionata Tamara Samsonova, con l'accusa di aver ucciso e fatto pezzi, per disfarsi dei resti, almeno 12 persone. La vecchina poi confesserà di essersi mangiata le vittime, spinta da alcune voci nella sua testa - forse il Maligno stesso. I media russi ribattezzerano l'assassina Baba Yaga, la strega cannibale del folklore slavo.

Tra i due aneddoti vi è una grossa differenza: mentre il secondo è tratto da un reale fatto di cronaca reale, il primo è frutto di un'opera di fantasia. Molti di voi avranno infatti riconosciuto la trama del film-culto The Blair Witch Project, il mockumentary uscito nel 1999 che sconvolse milioni di spettatori con una storia presentata, grazie a un abile operazione di marketing, come realmente avvenuta. Tuttavia, l'immaginario che sta dietro alla narrazione di questi racconti dell'orrore è lo stesso: la strega cattiva, con tendenze antropofaghe, ne infatti è la protagonista assoluta. 

Ma come nasce questa figura? Perché sono sempre delle donne, perlopiù anziane, a venir rappresentate nell'atto di nutrirsi di esseri umani, molto spesso bambini? Da dove proviene la strega cannibale così cara a cinema e media?


STORIA - Donne pericolose

La magia sembra essere un elemento imprescidibile dell'immagine della strega, eppure la capacità di governare le forze della natura non è, paradossalmente, ciò che fa di una persona una strega. D'altronde, la storia della magia è troppo vasta e geograficamente estesa per venire riassunta in questi termini: la stregoneria è un fenomeno universalmente diffuso, e probabilmente non prerogativa della sola specie Homo sapiens - pare infatti che pure l'uomo di Neanderthal praticasse riti apotropaici. Il concetto stesso di strega è piuttosto vago: in Africa centrale, ad esempio, sono i bambini (molto spesso caratterizzati da qualche deformità fisica) a essere additati come "streghe", in quanto portatori di cattiva sorte.
La strega in Occidente è piuttosto una caratterizzazione sociale, che parte molto da lontano e si cristallizza solo durante l'Età Moderna. La prima vera strega fu forse Medea, non tanto per i suoi poteri magici quanto per la sua origine "etnica": Medea è una barbara, viene dall'Oriente e ammorba Giasone con i germi della non-civiltà. Quel che scandalizza gli antichi greci non è il fatto che Medea pratichi la magia, qualcosa di diffuso e comune nell'Ellade del tempo, ma il suo essere una donna straniera che avversa le leggi morali della polis:  Medea uccide i propri figli - e diventa strega - in quanto barbara, non perché dotata di poteri soprannaturali.

La storia delle persecuzioni cristiane nei confronti della stregoneria è celebre, ma è interessante notare come, anche in questo caso, si tenda ad attaccare e perseguire determinate categorie sociali. La caccia alle streghe ha il suo apice in Europa a partire dal Concilio di Trento (1545-1563) fino al 1600 (anno in cui viene messo al rogo Giordano Bruno), per poi calare progressivamente nel corso di tutto il XVII secolo. In questo periodo, sono soprattutto donne nubili ad essere processate per stregoneria, in particolar modo anziane, mammane e prostitute. Le accuse coinvolgono in genere la sfera sessuale (creazioni di filtri amorosi, orge sataniche) e si concludono nella maggior parte dei casi con un pentimento della rea - gli autodafé furono molto più rari di quel che pensiamo. Si trattava dunque di segnalare, e circoscrivere, una categoria che mal si accordava con la nascita del centralismo moderno: in un'epoca in cui la produttività lavorativa subordinata una piramide sociale ben precisa (individuo-famiglia patriarcale-Stato) diventa centrale, la presenza di donne "indipendenti" risultava decisamente scomoda. Tanto valeva allora reprimere.

E il cannibalismo invece? Di questo venivano accusati soprattutto gli Ebrei, come nel caso celebre del Simonino: nel 1475, gli abitanti ebrei di Trento furono massacrati dalla popolazione locale per aver usato le carni di un bambino, il giovane Simone, al fine di creare ostie maledette da messa nera. Un caso fra tanti, che illustra ancora una volta come ad essere attaccati siano gruppi sociali marginalizzati. La strega "moderna" nasce proprio in questo contesto: poca magia, tanta discriminazione.

Ma come si passa dal cannibalismo "ebraico" a quello delle streghe? Per dare una risposta a questa domanda dovremo dare un'occhiata alla cultura popolare dell'Europa contemporanea.


FAVOLE E FOLKORE - Mortai magici e zampe di gallina

Nel folklore slavo, la Baba Yaga è la strega cattiva per ecellenza, una vecchia dall’aspetto orrido che abita i boschi e si nutre di bambini. Si sposta in volo all’interno di un mortaio, e usa il pestello come timone. La sua casa, fatta di ossa umana, poggia sue due zampe di gallina. In una delle favole polacche più celebri, Baba Yaga rapisce due bambini che si erano persi nel bosco, Jas e Małgosia, e li mette all’ingrasso per poi poterseli cucinare nel forno. Ogni giorno, controlla l’indice della mano di Jas per verificare lo stato di “salute” della sua futura cena; fortunatamente, i due bambini riescono, grazie a un abile stratagemma, a infornare la vecchia al loro posto e a sfuggire dalla capanna maledetta.

La trama ricorda ovviamente la favola di Hansel e Gretel, pubblicata in Germania per la prima  volta nel 1812 per mano dei fratelli Grimm. I due illustri filologi di Hanau avevano infatti raccolto i racconti e le tradizioni delle campagne tedesche, cercando di dare coerenza a un corpus amplissimo dalle origini incerte. A quanto pare, l’estensione dei temi ripresi dai Grimm andava ben al di là del Reno: personaggi e situazioni si mantengono intatti, seppur con qualche variante, fino agli Urali, in un’iper-dimensione orale che copre più di metà del nostro continente.

Letture troppo simboliche o psicanalitiche del racconto risulterebbero fuorvianti: vi è in ballo invece il sedimentarsi di situazioni storiche e rappresentazioni culturali ben precise. D'altra parte, queste favole erano lungi dall'essere pensate per i bambini - o perlomeno nel senso pedagogico in cui le intendiamo oggi. Il mito (nelle sue diverse forme) dà forma a una realtà per rendere intellegibile la società: serve per interpretare, comprendere, non per educare.

Nell'immaginario collettivo, dunque, l'immagine dell'ebreo cannibale si è in un qualche modo sovrapposta a quella della vecchia dotata di poteri magici: in Baba Yaga si incarna l'Alterità per eccellezza, il diverso e il reietto che vive ai margini della società - fisicamente, il bosco. È proprio in un mondo ormai alieno alla natura che la foresta diventa l'ultimo rifugio per la strega malvagia: ai margini della civiltà, questo personaggio rappresenta tutto ciò che abbiamo temuto (ed escluso) nella nostra storia più recente. Abbiamo allontanato il Male, ovvero l'a-sociale, e ora siamo salvi.


CONCLUSIONE - Una passeggiata nel bosco

Passo buona parte dell’anno a Ustanòw, un villaggetto a 50 km da Varsavia disperso tra boschi e campagne. La zona industriale e i suburbi della capitale polacca in realtà non sono così lontani, ma i sentieri che si inoltrano nel bosco ai margini della mia abitazione sembrano trasportarti in un mondo fiabesco di betulle danzanti e pini secolari, scoiattoli ipercinetici e cinghiali scontrosi. Con una buona dose di fortuna si può vedere anche l’alce, animale estremamente timido e sfuggente nonostante la mole.

Di notte, tutto questo cambia. Tornando a piedi a dalla stazione dei treni, quei sentieri che alla luce del giorno ti incantano per la loro placida bellezza si trasformano in potenziali trappole oscure di orrori indicibili. Inutile razionalizzare: il bosco di notte fa una paura fottuta. Rumori tra gli alberi e macchie di luce sull’iride – frutto dell’autosuggestione? – trasformano una passeggiata piacevole in una corsa verso casa. Senti che qualcuno (o qualcosa) potrebbe ghermirti e in un attimo trascinarti tra le ombre.

Una sensazione comune in passato, soprattutto fra i bambini: diverse volte ho sentito anziani raccontare, in Polonia come in altri paesi dell’Europa centro-orientale, di strane esperienze vissute in gioventù, di notte nella foresta. Lo schema è più o meno sempre lo stesso: il bambino (o la bambina) che rientra da scuola, da solo, una volta che il sole è già tramontato, assiste lungo la via a fenomeni strani. In genere si tratta di piccole luci, appena visibili in mezzo agli alberi, che sembrano attirarlo. A volte sono voci, o incontri con personaggi strani e grotteschi. Il fanciullo alla fine riesce sempre a tornare a casa, ma la paura è stata tanta, anzi, tantissima.

D’altronde, la foresta al calar delle tenebre è ancora il regno di Baba Yaga.


Nel prossimo episodio: la possessione demoniaca di Anneliese Michel, la vera storia de L'esorcismo di Emily Rose.

4 commenti:

  1. Bello bello bello! Un sacco interesting. Si riesce anche a sviluppare il tema serial killers? Così si scoprono metodi innovativi e collaudati per fare fuori Mike :)

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  2. Per Mike servirebbe piuttosto un esorcismo (o una lobotomia), mentre per quanto riguarda i tema serial killers si puo' pensare a qualcosa sugli omicidi satanici...tipo un bel post su Charles Manson, ad esempio.

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  3. Morirete tutti... Uno dopo l'altro vi prenderemo, come gli altri prima di voiiiii. Noi ti avremooo... Non ci sfuggiraiiii

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  4. Io nel dubbio chiamo il BPRD. Per Mike, intendo.

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