martedì 8 dicembre 2015

Psyduck Tales - Il guardiano delle chiavi

Quello da cui provengo è un luogo lontano lontano, smarrito nelle nebbie del Tempo.
Un luogo di portenti e magie, dove potenti esseri scuotono la Terra e sconvolgono i Mari.
Un luogo dove bestie feroci ruggiscono nell'oscurità, pronte a lacerare con unghie affilate e denti aguzzi l'incauto viandante che percorra di notte le strade desolate di quelle contrade.
Un luogo dove ogni pianta, fiore, uccello, animale o spirito può rivelarsi un pericolo mortale, dove la Tetra Mietitrice può arrivare nella forma di un soffio arroventato, una zampata di ghiaccio, una scossa elettrica fulminante o anche solo un pensiero, una morsa invisibile a volte così potente da schiacciare e frantumare il cervello e lo spirito della malaugurata vittima.
E' un posto duro, la mia terra.


Ma è anche un posto pieno di creature gentili, di folletti, animali mansueti che ci aiutano nel duro lavoro nei campi, che riscaldano il nostro focolare e leniscono le ferite che ci procurano le Bestie, nel buio là fuori. Ci difendono, a volte anche a costo delle loro stesse vite.
è un posto duro, feroce e magnifico, la mia terra.
Non per nulla lo chiamano Kalos, "bello".
Ma tra tutte le bizzarrie che ruggiscono, soffiano, volano, corrono, strisciano, uccidono e vengono uccise nella mia terra, ve ne è una più bislacca di qualsiasi altra, più degli strani umanoidi di ghiaccio, di fuoco o di terra, nè uomini nè bestie, che camminano tra noi; persino più dello strano e astuto mutaforma con la pelle del colore della carne morta, che è tutto e non è niente.

Questa misteriosa, schiva, indecifrabile e indefinibile creaturina, è un essere che noi chiamiamo Klefki, che nella nostra lingua significa "il Custode delle Chiavi".
Tale nome non è scelto per caso: infatti, la forma con la quale questo folletto si manifesta agli uomini (pochi e fortunati sono coloro che hanno potuto vederlo e descriverlo) è quella di un innocuo portachiavi, un sottile anello di acciaio purissimo, e la testa formata da una chiave con occhi e bocca. Tale aspetto, che può far sorridere un viaggiatore che visiti le nostre terre per la prima volta, è tenuto in grande considerazione e rispetto da chi in queste lande è nato, ed è cresciuto ascoltando le storie e le leggende narrate attorno al fuoco nelle notti d'inverno; ma di questo è opportuno che vi parli più avanti.

Coloro che hanno avuto l'occasione di scorgere un Klefki, in qualche antico tempio o entrando di soppiatto in una casa abbandonata, sono ossessionati da un ricordo in particolare: quello del suono che lo precede e accompagna, un tintinnio cristallino, melodioso e ammaliante, prodotto dalle chiavi che questo singolare folletto porta sempre con sè, e delle quali è perennemente a caccia. Incurante degli umani infatti, verso i quali non mostra particolare animosità o malizia, Klefki è in grado di trasformarsi repentinamente in una spietata e arcana macchina di morte quando qualcuno o qualcosa cerchi di sottrargli le chiavi che custodisce tanto gelosamente. Temete, ladri avventati e incuriositi dai misteri che le porte di Klefki possono aprire!!! voltatevi, fuggite lontano, fino a che la curiosità e l'incanto avranno abbandonato definitivamente il vostro animo: quello che vi attende se rimanete e vi ostinate nella vostra cerca sarà soltanto sventura e maledizione.
Ma per quale motivo questo spirito solitario è a tal punto attratto e affascinato da questi oggetti forgiati dall'uomo? Questo, o Lettori, voglio raccontarvi.

Una delle più antiche leggende del mio popolo narra di uno Stregone, un potente signore vissuto migliaia di anni fa, che conosceva e dominava i fili invisibili della magia, e che aveva sottomesso grazie ai suoi poteri tutti gli abitanti di Kalos. Il suo potere cresceva senza freni, ad ogni nuova conquista, ad ogni trionfo le forze e l'ego dello stregone aumentavano.
Tale smisurata ambizione fu la sua rovina: un'alleanza di Uomini e Bestie, quale mai si era vista prima nelle nostre terre, si levò a fronteggiare lo sfrontato Tiranno che aveva osato imporre il suo dominio sulla natura, forza primigenia che nessuno può controllare. In un'epica battaglia le truppe di Kalos presero d'assedio la roccaforte dello Stregone, una mostruosità di roccia e incantesimi oscuri le cui rovine sono quelle che noi oggi chiamiamo Castel Sepolto. Prima di soccombere alla soverchiante forza degli avversari però, l'incantatore riversò il suo potere in una sfera che nascose nelle profondità di Castel Sepolto, una camera segreta custodita da metri e metri di granito nero e una porta d'acciaio impenetrabile. Mentre le forze lo abbandonavano, lo Stregone infuse quel che restava della sua magia nella chiave del portale, animandola e instillando nella sua neonata coscienza un comando, con tutta la forza della sua volontà immane: "Quando tornerò, Vieni da me e aprimi la Porta. Ancora una volta tornerò sul trono, e soltanto la morte regnerà su questa terra."


Il resto è materia ancora più nebulosa, ricostruita dai frammenti di canti popolari e iscrizioni tribali di ere antiche. Queste parole dal passato raccontano che Klefki, dopo aver lungamente aspettato il ritorno del suo Creatore, cadde in un sonno profondo, dal quale si risvegliò soltanto dopo centinaia di anni. Il mondo attorno a lui era mutato, e così era la sua mente: il torpore e l'ottenebramento del lunghissimo sonno gli avevano annebbiato i ricordi, lasciando in lui soltanto l'ordine impartitogli dal mago, riaprirgli il Portale e restituirgli il suo potere.


Klefki però non sapeva di essere lui stesso la chiave incantata, e preso dalla disperazione iniziò la sua forsennata ricerca dello strumento che il suo Padrone così ardentemente bramava, senza realizzare di essere egli stesso l'oggetto del suo desiderio. Assorbito dal suo compito fino al punto da perdere coscienza di sè stesso e della sua natura, non si è mai fermato, mai ha riposato, mai ha osservato la sua immagine in un vetro smerigliato o uno specchio d'acqua nella foresta.

Ancora oggi, Klefki è in cerca, sempre più disperato e anelante. Ogni giorno nella sua mente riecheggia più forte e imperioso il richiamo del suo creatore, un fantasma in cerca di vendetta, e il povero folletto si affanna in una missione ostinata e vana. Accumula nel suo anello decine e decine di chiavi, attratto dalle più antiche e complesse, e ogni sua conquista è accompagnata dal freddo bruciore della delusione quando si accorge di aver fallito ancora. Il tintinnio che agli uomini risulta carico di mistero e fascino, un canto lontano di epoche perdute, per lui è un costante e ossessivo memento della missione assegnatagli e del suo fallimento, e lo sta lentamente conducendo alla follia.
A noi, popolo degli umani spaventato e debole, non resta che compiangere la sorte del povero vagabondo, il suo destino solitario e la sua vana ricerca;
e al contempo, sperare, sperare con tutto il nostro cuore,
che Klefki, il Guardiano delle Chiavi
non trovi mai, mai, mai,
ciò che sta cercando
perchè quel giorno,
soltanto la Morte regnerà su questa terra.

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